Pagelle Liegi – Bastogne – Liegi 2017: Valverde merita anche la lode, i Cannondale quasi gli unici a provarci anche se Uran…

Alejandro Valverde (Movistar), 10 e lode: Campione in bici e di umanità, il murciano oggi vive una giornata dalle due facce. Sportivamente, non poteva chiedere di meglio, con una prestazione assolutamente perfetta, al termine di una condotta di gara intelligente, mentre umanamente è chiaramente una giornata durissima. Visibilmente scosso dalla tragedia di Michele Scarponi, lo spagnolo fa fatica a trattenere le lacrime al pensiero dell’amico scomparso, alla cui famiglia decide di devolvere il premio della vittoria. Un cuore ancor più grande delle sue gambe.

Daniel Martin (Quick-Step Floors), 9: Se in altre occasioni c’era da rimproverarsi, oggi l’irlandese non sbaglia nulla, facendo la sua corsa. Ben supportato da una squadra giovane, si fa trovare sempre pronto, al posto giusto al momento giusto. Nel finale decide di anticipare tutti e parte per primo, scattando come una molla. Nessuno gli resiste e sembra potercela fare. Per riprenderlo ci vuole un Embatido, che nella storia delle Ardenne è secondo solo ad un certo Eddy Merckx…

Michael Matthews (Team Sunweb), 8: Definirlo velocista è sempre stato riduttivo, ma pensare che un corridore vincente nelle volate di gruppo possa anche ritrovarsi a lottare con i migliori in una corsa durissima come la Doyenne fa capire l’enorme talento di questo ragazzo australiano. E pensare che non corre solamente di rimessa, ma lo si vede anche all’attacco dalla media distanza…

Davide Formolo (Cannondale-Drapac), 8: Le sue speranza si infrangono nel muro finale, nel quale si presenta da solo prima di essere ripreso dalla stilettata di Martin. Sempre attento nelle fasi più calde, parte come una freccia nel finale della Roche-aux-Faucons e spaventa tutti. Purtroppo per lui dietro erano ancora in troppi, ma dimostra davvero di essere pronto per le grandissime corse.

Roman Kreuziger (Orica-Scott), 7,5: A far esplodere la corsa è lui, attaccando in continuazione nei momenti chiave della corsa, guidando anche l’inseguimento quando viene ripreso. Senza di lui avremmo probabilmente visto una corsa ben diversa, decisamente più noiosa.

Davide Villella (Cannondale-Drapac), 7,5: Tra i corridori più attivi nel finale di corsa, il corridore lombardo dimostra di essere pronto per i grandi palcoscenici con una prestazione generosa e convincente.

Stéphane Rossetto (Cofidis), 7: Ultimo dei fuggitivi ad arrendersi, si fa più di 230 chilometri in fuga, illudendo anche per qualche chilometro i seguaci dell’ormai vetusto teorema di Chapatte. Una teoria antica, romantica come la sua azione odierna.

Tim Wellens (Lotto Soudal), 7: Ogni tanto si perde, ma non oggi. Dal punto di vista del risultato i suoi sforzi non sono stato di certo funzionali, ma sapendosi battuto in un finale per lui troppo esplosivo, ha il merito di non arrendersi, provando a cercare un’altra via per dire la sua. Generoso e intraprendente, avrebbe meritato di trovare sulla sua strada compagni con gli stessi attributi e meno calcolatori.

Michael Albasini (Orica-Scott), 7: Forse non ha il talento dei grandi nomi, ma ha determinazione e coraggio da vendere. Con il pieno supporto della sua squadra, lo svizzero corre da big, muovendo le sue pedine per indurire la corsa e cercando di muoversi in prima persona nei momenti decisivi. Se il risultato finale non è all’altezza delle sue aspettative, bisogna comunque riconoscergli il merito di averci provato.

Ion Izagirre (Bahrain-Merida), 7: Quando la strada sale mostra un ottimo colpo di pedale, ma non ha le caratteristiche per correre di rimessa. Non ha l’esplosività dei rivali, che dovrebbe invece cercare di sfiancare o staccare prima. Il quinto posto è un buon risultato, ma la sua pedalata sembrava potergli permettere di più.

Michal Kwiatkowski (Sky), 7: Un terzo posto che conferma il suo indubbio talento, la sua continuità ed ecletticità, ma quanto spreco. Difficilmente avrebbe potuto battere Valverde, eppur con un miglior posizionamento nel finale avrebbe quantomeno potuto rendergli la vita più dura, magari raggiungendo a sua volta anche Martin.

Romain Bardet (Ag2r La Mondiale), 6,5: Era l’uomo di riferimento di una delle squadre più combattive, nella quale forse è stato proprio lui a mancare con la stoccata più decisa. Era uno di quelli che dovevano provare a giocarsi le proprie carte prima della salita finale, ma non si sgancia, dovendo poi lottare per un piazzamento.

Sergio Henao (Sky), 6,5: Tra i pochi big a provarci veramente, il colombiano è temuto e viene marcato stretto. Spende molto e nel finale non ne ha per restare con i migliori. Tatticamente ha fatto quel che doveva.

Michael Woods (Cannondale-Drapac), 6,5: Il canadese continua a rispondere presente. In mezzo ai grandi nomi della specialità, questo semisconosciuto gregario 30enne coglie il suo miglior risultato di sempre in una grande classica continuando la sua grande crescita. Approdato lo scorso anno nella squadra statunitense dopo una tarda carriera in squadre continental, può continuare a stupire.

Greg Van Avermaet (BMC), 6,5: Corre di rimessa, come altrimenti non potrebbe fare, per forma calante e per caratteristiche. Ad un certo punto spaventa tutti, mettendosi davanti a controllare la situazione in vista della salita finale. Tuttavia, quando il ritmo cambia nell’ultimo chilometro non ne ha più per seguire, dovendosi accontentare di un piazzamento. Più cuore che gambe, forse, ma è la conferma che potrebbe vincere anche qui.

Domenico Pozzovivo (Ag2r La Mondiale), 6: Uno come lui per fare risultato qui deve provare a giocarsi le sue carte cercando di anticipare. Forse scotatto da quanto successo in passato, invece oggi si limita a seguire, ma poi non ha l’esplosività per cambiare ritmo in maniera così repentina nell’ultimo chilometro. Forse le fatiche del Tour of the Alps son state più di quanto si potesse pensare.

Rafa Majka (Bora-hansgrohe), 5,5: Si affaccia nelle posizioni di testa, ma corre di rimessa, quando invece con le sue caratteristiche dovrebbe osare di più. Se il decimo posto è un risultato interessante, potrebbe ottenere di più con una tattica più aggressiva.

Rigoberto Uran (Cannondale-Drapac), 4,5: La sua squadra corre alla grande, con il colombiano che può restare al coperto sino al finale, eppure le energie gli mancano lo stesso. Sembrava che nelle classiche potesse trovare quei risultati che nei GT non stanno arrivando, ma in questi due appuntamenti nelle Ardenne ha deluso.

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